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I 35 anni dell’Università del Tempo Libero

02-04-2024

L'INTERVISTA a cura di Alessandro Ghidini

lo stare insieme non passa mai di moda, la fondazione nel 1989, il record di iscrizioni, la dura prova del Covid: l’Università fa la storia di Gorgonzola. 
La presidente Bottega: “Spazio immancabile per socializzare e imparare in compagnia”.

“Qualcuno ci ha dives bottegaetto: se non avessi l’università, farei fatica a uscire di casa. È questo che ci dà la forza di resistere”. Alla presidente Ives Bottega bastano poche parole per riassumere i 35 anni di attività dell’Università del Tempo Libero di Gorgonzola, dal 1989 vanto di cittadini e amministrazioni. Nasce da una scommessa, l’università: imitare Milano e Monza, che già negli anni ’80 contavano su realtà associative simili, ideali per pensionati e anziani perché alla gioia dello stare insieme sapevano unire quella di mantenere vivi la curiosità e il desiderio di imparare. La prima pietra, a Gorgonzola, viene posata nel 1989 su iniziativa di un piccolo gruppo di associati al CCRA (Centro Comunale Ricreativo Anziani), e fino al 1996 l’università è vista come il ramo culturale dell’Organizzazione Volontari all’Arcobaleno (OVA), l’ente che gestiva il CCRA. I numeri crescono anno dopo anno, da qualche decina a oltre 150, ma è con l’autonomia che il servizio esplode sul territorio. Nel 1996, infatti, da costola dell’OVA l’Università diventa associazione indipendente, registrando iscrizioni record di 300 corsisti all’anno. “Abbiamo toccato quota 356, un picco che oggi vediamo solo da lontano” - C’è orgoglio misto a disincanto nelle parole di Bottega, alla guida dell’Università da quasi sei anni e socia da venticinque – “Quest’anno gli iscritti sono 236, tutti over 60 e in gran parte donne. Gli uomini sono una novità degli ultimi anni, e oggi arrivano a una quarantina. Si sa, sono le donne a trainare di più: vogliono uscire e socializzare, prendere un caffè e fare due chiacchiere. L’Università è tutte queste cose, oltre a uno spazio di apprendimento e crescita individuale. La gente, specialmente da una certa età in poi, ha bisogno di stare insieme e avere una routine attiva, i due anni di pandemia ce l’hanno ricordato bene. Il Covid è stato un banco di prova molto duro, con le persone che avevano paura di riunirsi in sale affollate e si chiudevano in casa anche dopo la fine dei protocolli sanitari. Ancora adesso ci stiamo riprendendo: le iscrizioni sono in aumento, e la scelta di aver spostato parte dei corsi nel teatro Argentia si è rivelata un ottimo investimento”. Sì, perché neanche in periodo pandemico le lezioni dell’Università hanno rinunciato al faccia a faccia. L’online, infatti, non era visto di buon occhio, e gli spazi del Centro Intergenerazionale di via Oberdan non bastavano a garantire il distanziamento necessario. Il consiglio dell’Università ha quindi puntato tutto sulla Sala Argentia: “Nonostante i costi più elevati, abbiamo deciso di installare in teatro la metà dei corsi, e ancora adesso continuiamo a farlo” – commenta Bottega. Dei 14 cicli di lezioni, infatti, sette sono ospitati dal Centro Intergenerazionale e sette dall’Argentia, per un totale di otto incontri mensili della durata di due ore ciascuno. Ogni mese, infatti, l’Università propone due corsi pomeridiani dalla cadenza settimanale, uno di lunedì e l’altro di mercoledì, in modo da diversificare al massimo l’offerta per i suoi iscritti. Dopo quattro appuntamenti, si passa alla coppia di corsi successiva. “Fino a non troppo tempo fa avevamo lezioni per tre giorni a settimana, ma poi siamo passati a due” - sottolinea la presidente – “In compenso, negli anni gli argomenti e le materie di insegnamento si sono moltiplicati: all’indirizzo prettamente umanistico delle origini, infatti, abbiamo affiancato l’attualità
e la scienza, l’arte e la storia locale – Gli esempi nell’anno in corso non mancano: “Il confronto tra le super-potenze: Usa, Russia e Cina” con il professore di geopolitica Fabrizio
Eva e “La struttura a grande scala dell’Universo” con il docente di Archeoastronomia e Astrofisica Adria-no Gaspani sono stati tra i corsi più seguiti – “Ogni anno il programma
cambia, ma segue sempre questa logica. È stata e continua a essere una mossa vincente”. Come vincenti si sono rivelate le politiche sui costi d’iscrizione. “Negli anni ’90, ad attività appena avviata, chiedevamo 130mila lire all’anno per frequentare liberamente tutti i corsi” – ricorda Bottega – “L’intenzione, poi, è stata quella di mantenerci vicini a quella cifra: con 70 euro all’anno si poteva accedere a qualsiasi lezione, nonostante il Covid e la scelta di spostarci all’Argentia ci abbiano poi costretti ad alzare a 100 euro la quota d’iscrizione. 
Del resto, è la nostra unica fonte di finanziamento, l’unica moneta che abbiamo per pagare i docenti e mantenerci in piedi”. Gli affezionati, però, non sembrano aver badato a un piccolo aumento di prezzo.
“C’è qualcuno - dice Bottega – che frequenta l’Università da quando è nata, senza saltare un anno. È uno zoccolo duro di irriducibili tra i 70 e i 75 anni, che addirittura ha il posto fisso a lezione. L’Università garantisce loro dosi regolari di socialità e intrattenimento collettivo che difficilmente potrebbero sperimentare altrove: è un toccasana”.

Alessandro Ghidini
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