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Liberty a Milano

23-03-2024

Programma - giovedì 23 maggio 2024

ore   9.40 - ritrovo alla MM di Gorgonzola 
ore 10.00 circa - partenza con la metro 
ore 11.00 - incontro con il prof. Valentino Scrima e distribuzione delle audioguide
La visita inizierà da Palazzo Castiglioni e proseguirà nelle zone limitrofe del Quadrilatero del Silenzio
ore 12.30 circa - fine della visita guidata

Minimo 20 persone – Massimo 25
Costo €. 10 solo per gli iscritti UTL
Comprensivi di guida e audioguide
* (per contatti vedi fine articolo)
 

ll LIBERTY IRRIVERENTE della “CA' di CIAPP” 
Palazzo Castiglioni e Villa Faccanoni

Una, cento, mille Milano: 
Milano caotica, Milano da bere, Milano che non dorme mai. Milano dove tutto è possibile perché è la New York d’Italia e San Babila è la sua Time Square. Eppure appena dietro a San Babila ed ai suoi negozi, ai suoi cantieri infiniti ed al suo rumore esiste una serie di vie e palazzi che per la pace e la tranquillità di cui sono permeati sono detti Il Quadrilatero del Silenzio.

palazzo castiglioni

Costruito da Giuseppe Sommaruga (1867-1917) nel 1901-1904, costituisce il "manifesto" artistico del liberty a Milano. L'edificio fu realizzato dall'impresa Costruttori F.lli Galimberti a tre piani, con due facciate, una principale sulla strada e una secondaria sul giardino, più gli annessi staccati dal corpo principale e costituenti le scuderie e la rimessa.
Questo palazzo ha un basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della roccia; le altre decorazioni presenti sono una ripresa dello stucco in stile settecentesco.
Attualmente è sede dell'Unione Commercianti di Milano. (Unione del commercio - Confcommercio)
Il palazzo deriva una parte consistente del suo interesse dall'elevata qualità dei materiali e delle lavorazioni artistiche e artigianali, secondo l'obiettivo tipicamente liberty dell'opera d'arte "totale" che coinvolge tutte le discipline artistiche e artigianali. Tra i fornitori e artigiani, per esempio, giocarono un ruolo particolarmente importante la ditta Porroni di Canzo, che si occupò con elevata perizia dei sarizzi (rocce tipiche dele Alpi Meridionali),  e la ditta Corda e Malvestito che fornì i ceppi. 

Storia del palazzo

L'imprenditore Ermenegildo Castiglioni, che nel 1886 aveva ereditato dal nonno Ermenegildo Castiglioni una grande fortuna, decise nel 1900 di costruire un palazzo in corso Venezia, a Milano. Nelle sue intenzioni l'edificio doveva differenziarsi da tutti gli altri ed a questo fine incaricò della progettazione l'architetto Giuseppe Sommaruga, noto per diverse interessanti soluzioni.

La porta originaria del palazzo verso il Corso Venezia.

Questo atteggiamento del committente, quasi da nobile del Seicento, volenteroso di manifestare la propria grandezza, si può ritrovare nel palazzo (particolarmente imponente se paragonato al restante liberty italiano) e nella volontà di realizzare un edificio di uno stile piuttosto nuovo per l'Italia (il liberty, appunto) in un contesto tra i più nobili della città, quasi in un atteggiamento di sfida ai benpensanti e conservatori concittadini.
Una sfida probabilmente persa dato che, quando nel 1903 furono tolti i ponteggi dalla facciata, l'opinione pubblica si schierò fortemente contro fino ad ottenere di far rimuovere due statue di figure femminili colossali poste sopra il portale d'ingresso. Le due statue, opera di Ernesto Bazzaro, suscitarono scandalo tanto da far pubblicare vignette satiriche sulla vicenda del palazzo Castiglioni sul giornale Il Guerin Meschino nei mesi successivi all'inaugurazione (17-24-31 maggio e 11-14 giugno e 19 luglio). Le figure femminili risultavano incomprensibili nel loro significato simbolico anche se in realtà ben rappresentavano l'una la pace e l'altra l'industria, secondariamente erano criticate perché non avevano un ruolo preciso, non erano cariatidi a sostenere il portale o un balcone, e in ultimo, ma sicuramente era questo l'argomento principale, si accusavano di essere troppo procaci e nude (il popolino milanese prese a definire ironicamente il palazzo la Ca' di ciapp, ovvero Casa delle chiappe).

Le due statue furono così trasferite nei magazzini della ditta Galimberti, l'impresa a cui era stata affidata la costruzione del palazzo, e successivamente poste su un fianco di villa Luigi Faccanoni, sempre a Milano. 

Il portale, rimasto privo di questi due elementi importanti, dovette essere modificato: fu rialzato occupando parte della finestra superiore, la quale nella restante parte fu tamponata da un bassorilievo: il risultato finale fu quello di togliere forza all'elemento centrale del palazzo, ovvero il portale e il gruppo di finestre del piano nobile che lo sovrastavano, che adesso risulta della stessa enfasi del portale laterale di servizio, che è arricchito superiormente da una bella finestra tripartita.
A proposito della modifica delle decorazioni in facciata, scriveva nel numero dell'aprile 1905 de L'Edilizia Moderna l'architetto Formenti: «Noi francamente crediamo che la facciata stesse assai meglio prima che dopo, e sappiamo che lo stesso architetto Sommaruga a malincuore dovette sottostare al desiderio espresso dal proprietario, ritenendo anch’egli che la prima idea era riuscita assai più originale ed appropriata a tutto il complesso dell’edificio, nel mentre il ripiego successivo, si presentava anche a priori, poco adatto. Non è cosa possibile infatti, il togliere d’un colpo tanto facilmente elementi decorativi di una facciata, per sostituirli con altri, quando quegli elementi decorativi sieno stati studiati organicamente fusi con tutte le altre parti rimanenti».

Gli arredi interni furono distrutti dalle truppe americane che occuparono il palazzo nel 1945 e li utilizzarono come legna da ardere. Si salvarono le decorazioni, i ferri battuti e le lampade.
L'edificio fu sottoposto a vincolo monumentale il 5 marzo 1957. Nel 1965 l'Associazione Calcio Milan trasferì la sua sede in questo palazzo, dove rimase fino all'anno successivo, quando si spostò in via Filippo Turati, 3.
Nel 1967 gli eredi della famiglia Castiglioni vendettero il palazzo all'Unione del Commercio a causa degli eccessivi costi di manutenzione e della tassa relativa alla costruzione della linea metropolitana 1. L'arch. Eugenio Gerli e l'ing. Giorgio Keffer firmarono il progetto di trasformazione dell'edificio in uffici con il mantenimento del solo ingresso, dello scalone, della veranda, di alcune sale al piano nobile, delle facciate e della palazzina su via Marina. Il resto dell'edificio fu svuotato, sotto il giardino venne costruito un auditorium, la palazzina su via Marina fu inglobata in un edificio moderno. Al progetto si oppose la studiosa del Liberty Rossana Bossaglia che chiese alla Soprintendenza di negare la autorizzazione e di destinare l'edificio a museo del Liberty. Nonostante il vincolo il Soprintendente dell'epoca Gisberto Martelli approvò il progetto dopo un lungo carteggio con l'Unione del Commercio che minacciava di abbandonare il palazzo al degrado.

IL QUADRILATERO DEL SILENZIO

Il punto più scenografico per entrarci è dall’arco che da corso Venezia porta a Piazza Eleanora Duse, una delle piazze più eleganti di Milano.
In via Mozart al N° 14 si vede l’esterno della villa Necchi Campiglio progettata dall’architetto Piero Portaluppi. È stata donata al FAI dalle sorelle Necchi. La residenza circondata da un silenzioso giardino è custode di capolavori d’arte e all’interno vi si respira ancora l’atmosfera colta e vivace della città tra le due guerre.
Sempre in via Mozart si vede dall’esterno la villa Mozart progettata dall’architetto Aldo Andreani nel 1926. Sede della gioielleria Bodino ha l’esterno completamente rivestiti di edera e piante rampicanti che incorniciano le grate in ferro battuto. Un vero giardino in verticale.
In via Capuccini si trova la villa Invernizzi che è famosa per il giardino segreto che ospita fenicotteri rosa.
Prima della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, il proprietario della villa (il re dei formaggi) volle circondarsi di questi eleganti e splendidi animali provenienti da due specie diverse, originarie di Africa e America Latina.
I loro discendenti sono ancora lì, anche perché tutelati dalle volontà testamentarie del patron Invernizzi.


Accanto al portone di via Serbelloni 10 possiamo ammirare, alloggiato in una nicchia, nel 1927, l'orecchio di Adolfo Wildt, grande scultura in bronzo. 

 

 

 

 

 

 


Al numero 8 di Via dei Cappuccini troviamo Palazzo Berri-Meregalli, dove è collocata la vittoria alata di Adolfo Wildt, scultura in marmo con dorature progettata e scolpita tra il 1918 e il 1919 per celebrare la fine della prima guerra mondiale.

 

 

Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151 - 
MariaTeresa 338 4255158 -
Nuccia 349 6286526 - 
AnnaMaria 349 8603701 -