Mostra Casorati a Palazzo Reale
Programma - giovedì 8 maggio 2025
La mostra di Palazzo Reale a Milano
Prenotazioni dal 31 marzo 2025
ore 8.40 - Ritrovo alla MM di Gorgonzola - partenza con la metro delle ore 8.50 circa.
ore 10.00 ritrovo davanti a Palazzo Reale
ore 10.15 inizio della visita guidata
Minimo 15 persone – Massimo 25 persone
Costo €. 25 solo gli Iscritti UTL
Comprensivi di ingressi e guida
Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151
MariaTeresa 338 4255158
MariaChiara 338 5320660
AnnaMaria 349 8603701

Dopo 36 anni, torna a Palazzo Reale, a Milano, una delle più grandi e complete retrospettive su uno straordinario artista italiano, esponente di prim’ordine delle più importanti correnti artistiche di metà novecento, dal neoclassicismo al realismo magico: Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963). La mostra “Casorati”, aperta al pubblico dal 15 febbraio al 29 giugno 2025, propone oltre cento opere, tra dipinti su tela e tavola, sculture, opere grafiche della stagione simbolista, bozzetti per scenografie di opere realizzate per il Teatro alla Scala, tutte di assoluto rilievo e raffinata qualità, selezionate per la loro esemplare storia espositiva. Si potranno ammirare straordinari dipinti, appartenenti a collezioni private che tornano visibili al pubblico dopo molti anni, e a prestigiose collezioni pubbliche come quella della GAM di Torino. Punto focale della retrospettiva è lo stretto legame tra Casorati e Milano, centro culturale strategico sin dagli anni Venti, primo in Italia a dotarsi di un moderno ed internazionale mercato dell’arte, che ha permesso all’artista di confrontarsi, agli albori della sua ricca e memorabile carriera, con le ricerche artistiche più all’avanguardia.
Nasce a Novara da Carolina Borgarelli e Francesco Casorati. La carriera militare del padre costringe lui e le due sorelle a trasferimenti in diverse città: Milano, Reggio Emilia e Sassari. In quest’ultima città il padre si presta, per passione, ad affrescare un edificio degli ufficiali, tramandando al figlio la sua sensibilità artistica. Nel 1895 la famiglia si trasferisce a Padova, dove Felice frequenta il liceo classico e coltiva la sua attitudine musicale.
Nel 1901, in seguito a un esaurimento nervoso, è costretto a un periodo di riposo; per recuperare la salute, i medici consigliano la campagna. A Praglia, sui Colli Euganei, per distrarsi riceve dal padre una scatola di colori; così comincia per la prima volta a dipingere, affinando poi la tecnica presso l'artista Giovanni Vianello.
Per compiacere i genitori, nel 1906 si laurea in Giurisprudenza all'Università di Padova, ma è già deciso a scegliere la carriera artistica, come dichiara anche in alcune lettere. Tra il 1907 e il 1910 è con la famiglia a Napoli, dove si dedica alla pittura e studia le opere degli antichi maestri nella collezione del Museo Nazionale di Capodimonte. Nello stesso anno espone per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Alla esposizione successiva, anticipata di un anno (1910) per non interferire con le celebrazioni del cinquantenario dell'Unità d'Italia, partecipa con “Le ereditiere”. In questa occasione, Casorati ha la possibilità di osservare le opere di Gustav Klimt che influenzeranno alcuni dei suoi dipinti successivi, come “Il sogno del melograno”, presentato alla Prima Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione a Roma nel 1913.
Tra il 1911 e il 1915 vive a Verona, dove il padre viene ancora trasferito. Sulla strada per Verona sosta a Firenze, dove ha modo di visitare la mostra del Ritratto italiano. La ripresa dei contatti con il mondo artistico veneto gli dona nuovo entusiasmo. Dopo essere stato esposto alla Biennale del 1912, il suo dipinto “Le signorine” viene acquisito da Nino Barbantini per la Galleria d'arte moderna di Ca' Pesaro.
Il trasferimento a Torino. Il 16 maggio 1915 Casorati viene chiamato alle armi. Uno dei pochi quadri eseguiti negli anni della Grande Guerra è “Giocattoli”. Insieme a “Marionette” del 1914, il dipinto segna la svolta verso una pittura pura ed essenziale con la quale l'artista si lascia alle spalle il simbolismo e il gusto decorativo dei dipinti precedenti. Continua tuttavia a inviare suoi dipinti in mostre collettive, come ad esempio a Palazzo Crispi di Ferrara, dove nel 1917 si tiene una esposizione di beneficenza in favore dei "mutilati funzionali". Ancora sotto le armi, nel settembre 1917 Casorati apprende del suicidio del padre Francesco. Accompagna madre e sorelle presso una famiglia di parenti a Vercelli e, ottenuto il congedo, si trasferisce con loro a Torino in una casa del Borgo Nuovo. Ben presto diviene una figura centrale nei circoli intellettuali della città. Frequenta il compositore Alfredo Casella con cui condivide la passione per la musica, testimoniata anche dal figlio che in un'intervista afferma "Verso sera per tutta la vita dedicò almeno mezz'ora al pianoforte, suonava per sé e non per gli altri, sovente a quattro mani con mia madre".
Nelle grandi tempere del 1919-1920 esprime il lutto familiare e collettivo; presentate nelle mostre torinesi, alcune di queste opere destano polemiche: per aver deviato verso una deformazione quasi astratta dei soggetti, Casorati viene accusato addirittura di futurismo. Proprio con queste opere, tuttavia, l'artista raggiunge quella cifra stilistica che lo renderà riconoscibile anche nel pubblico più vasto. Il richiamo ai maestri del Rinascimento si rivela in Silvana Cenni (1922), uno dei suoi dipinti più conosciuti, in cui rivisita la figura della Madonna nel Polittico della Misericordia di Piero della Francesca custodito a Sansepolcro. Monumentale come una pala d'altare, la grande tempera è un ritratto immaginario a un personaggio femminile con un nome di fantasia, che siede in atteggiamento ieratico sullo sfondo di un edificio dalle linee classiche, ispirato alla chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini di Torino.
Casorati intanto stringe rapporti di amicizia con Piero Gobetti, aderendo nel 1922 al gruppo antifascista della "Rivoluzione Liberale", e per questo viene arrestato e dopo pochi giorni rilasciato. Nel 1923 lo stesso Gobetti gli dedica una biografia. Negli stessi anni sviluppa un sodalizio con i Gualino, una coppia di collezionisti e mecenati, protagonista della vita culturale della Torino degli anni '20. Casorati li ritrae in pose ieratiche, tipiche della ritrattistica rinascimentale, ma in abiti moderni. Quando i Gualino decidono di costruire un piccolo teatro privato nella loro casa, affidano a lui il progetto assieme all'architetto Alberto Sartoris.
Nel 1924 torna alla Biennale di Venezia con una mostra personale, introdotta da un saggio del critico d'arte Lionello Venturi. Nel 1925 figura tra i fondatori (insieme a Sartoris, Rigotti e Sobrero) della Società di Belle Arti Antonio Fontanesi, con lo scopo di promuovere mostre di artisti italiani e stranieri dell'Ottocento e contemporanei. Il successo ottenuto alla Biennale diventa internazionale negli anni seguenti, con le mostre alla Kunsthaus di Zurigo, al Musée Rath di Ginevra, al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh.
Nel 1926 espone “Conversazione platonica” alla Prima mostra nazionale del Novecento italiano, organizzata e curata alla Permanente di Milano dalla storica dell'arte Margherita Sarfatti.
Nel 1927 collabora nuovamente con gli artisti della Fontanesi per il padiglione piemontese (La contrada delle botteghe) nella III Biennale delle arti decorative organizzata dall'ISIA di Monza. Compie un lungo viaggio negli Stati Uniti, chiamato come giurato al Carnegie Prize di Pittsburgh e nello stesso anno apre nel suo studio di Torino la "Scuola di Casorati", luogo di insegnamento per giovani artisti.
Nel suo ruolo di insegnante forma artisti come Francesco Menzio, Carlo Levi, Gigi Chessa e Jessie Boswell, che in seguito entreranno a far parte del gruppo dei "Sei pittori di Torino". Figurano tra i suoi studenti anche i pittori piemontesi Beppe Levrero, Enrico Accatino e Caty Torta, e la pittrice modenese Ida Donati Formiggini, moglie del deputato socialista Pio Donati.
Nel 1928 ottiene la docenza di Arredamento e decorazione interna all'Accademia Albertina e disegna l'allestimento degli stand di Snia Viscosa e Mira Lanza all'Esposizione di Torino. Nello stesso anno espone ancora alla Biennale di Venezia, condividendo una sala con i propri allievi.
Nel gennaio 1931 è presente con una personale alla prima Quadriennale di Roma. Intanto il suo mentore Riccardo Gualino viene arrestato e condannato a cinque anni di confino e Lipari. Verrà graziato solo due anni dopo. Il 6 giugno perde nove opere, tra cui Lo studio, nell'incendio della mostra al Glaspalast di Monaco di Baviera. Il 9 luglio sposa la britannica Daphne Maugham, allieva nella sua scuola dal 1926; il suo esempio lo riavvicina alla pittura en plein air, che praticherà tra le colline torinesi, dopo aver acquistato una casa a Pavarolo. Alla Biennale di Venezia del 1934 espone tredici dipinti, tra cui Daphne a Pavarolo, in cui la moglie è ritratta al davanzale di una finestra con lo sfondo delle colline torinesi, immagine significativa della serenità sentimentale dell'artista e dell'apertura della sua pittura alla dimensione naturale.
Casorati progetta inoltre l'atrio della Mostra dell'architettura alla Triennale di Milano del 1933 e inizia l'attività di scenografo.
Il 2 luglio 1934 nasce il figlio Francesco, che diventerà a sua volta pittore.
Nel 1935 lo studio di Casorati ed Enrico Paulucci ospita la Prima mostra collettiva d'arte astratta italiana, comprendente opere di Licini, Melotti e Fontana. Realizza un mosaico per il Padiglione delle corporazioni all'Expo di Bruxelles. Nel 1938 vince il Gran Premio per la pittura alla XXI Biennale di Venezia e riceve riconoscimenti ufficiali anche alle grandi esposizioni di Parigi (1937), Pittsburgh e San Francisco alla fine degli anni trenta.
Gli ultimi anni
Nel 1941 ottiene la cattedra di Pittura all'Accademia Albertina di Torino, ne diventa direttore nel 1952 e poi presidente nel 1954. All'accademia ha numerosi allievi, tra i quali il figlio Francesco, Nino Aimone, Romano Campagnoli, Mauro Chessa, Francesco Tabusso, Marcolino Gandini, Gianluigi Mattia e molti altri. Nel gennaio 1942 muore la madre. In maggio è presente ancora alla Biennale di Venezia con ventinove opere. In ottobre brucia una parte del suo studio colpito dai bombardamenti su Torino.
Negli anni del dopoguerra assumono particolare significato le nature morte, un tema ricorrente in tutte le fasi della sua ricerca creativa, ma che ora ripropone con interpretazioni formali e cromatiche più sintetiche. Alla fine degli anni '40 Casorati realizza anche composizioni metafisiche, con calchi in gesso di mani, piedi, teste classiche, maschere ed elmi ripresi dal suo repertorio precedente. Partecipa attivamente alla rinascita democratica e culturale fondando l'Unione Culturale di Torino e nel 1946 diventa sindaco di Pavarolo.
La fama che lo circonda induce l'imprenditore Giuseppe Verzocchi a contattarlo alla fine degli anni quaranta per contribuire alla sua collezione sul lavoro nella pittura contemporanea, ora conservata a Palazzo Romagnoli (Forlì). Nel 1951 si reca a Nizza a far visita a Henri Matisse. Nel 1952 tiene una personale con trenta opere alla Biennale, e con Ottone Rosai riceve il premio speciale della Presidenza.
Nel 1949 espone al MoMA di New York, nel 1950 a Bruxelles e a Parigi in collettive dedicate all'arte italiana contemporanea. Nel 1955 è presente con due dipinti a Kassel. Nel 1955 contribuisce al lancio della Fiat 600 con un quadro di grandi dimensioni, che raffigura in primo piano la macchina simbolo della Torino industriale.
Nel 1957 partecipa al quiz televisivo Lascia o raddoppia?. Nel 1958 seleziona le opere tra il 1918 e il 1925 per una sua retrospettiva al Centro Culturale Olivetti di Ivrea. Il 31 ottobre 1959 è tra gli artisti che inaugurano la Galleria civica d'arte moderna di Torino, mentre nel 1960 partecipa all'inaugurazione della Galleria d'Arte Narciso di Torino. Il nome deriva dal titolo del suo celebre dipinto.
Muore il primo marzo 1963 dopo venti giorni dall’amputazione della sua gamba sinistra a seguito di un'embolia.