SASSUOLO E IL BORGO DI CASTELVETRO
Programma giovedì 18 novembre 2025
Prenotazioni dal 20 ottobre prossimo
ore 7.00 - Ritrovo alla MM di Gorgonzola
ore 7.15 - partenza in Pullman
ore 10.30 - previsto arrivo a Mantova
ore 10.30/10.45 - incontro con le guide per la visita al Palazzo Ducale (due gruppi)
ore 12.00 - pranzo libero.
ore 14.30 - partenza con il pullman per Castelvetro
ore 15.00 - visita dell’acetaia con aperitivo
ore 16.30 - partenza per il rientro
Minimo 30 persone – Massimo 40 persone
Costo €. 50 solo gli Iscritti UTL
Comprensivi di guida, pullman e assicurazione
Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151
MariaTeresa 338 4255158
MariaChiara 338 5320660
AnnaMaria 349 8603701
Direzione tecnica: Kashir Viaggi – Milano - Corso Garibaldi 73

PALAZZO DUCALE DI SASSUOLO
Il palazzo rappresenta un gioiello della cultura barocca dell’Italia settentrionale ed è chiamato “Delizia” per la sua architettura impreziosita da fontane e circondata da spazi verdi, per la bellezza delle decorazioni nei suoi ambienti e per il felice inserimento nell’ampia vallata del Secchia
Nel 1634 Francesco I d’Este trasforma un antico e massiccio castello in residenza estiva e sede di rappresentanza per la Corte Ducale. Gli ambienti furono dipinti da una équipe di artisti straordinari, che interpretarono lo spirito ambizioso e mecenatistico di Francesco I: il francese Jean Boulanger, pittore ufficiale di corte, Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, tra i maggiori pittori quadraturisti bolognesi e un gran numero di abili decoratori e plasticatori, tra i quali Luca Colombi e Lattanzio Maschio. Nelle pareti e nei soffitti delle sale si intrecciano temi allegorici ed episodi della storia estense, si incontrano eroi mitologici e della letteratura classica e cavalleresca, tutti uniti per esprimere il programma esaltante della nobiltà e del “buon governo” estense. Residenza ducale, viene trasformata nel Seicento in luogo prestigioso di villeggiatura estiva e come sede di rappresentanza della Corte Estense.
Il grande complesso del Palazzo include anche la cappella palatina dedicata a San Francesco e la magnifica Peschiera. Alla costruzione contribuirono l’architetto romano Bartolomeo Avanzini, ispirato nel rinnovamento strutturale e nelle soluzioni decorative barocche da Gian Lorenzo Bernini, e scenografi di fama, come il reggiano Gaspare Vigarani, attivo anche presso la corte di Luigi XIV.
Dallo Scalone d’Onore si accede al piano nobile dove si visitano gli Appartamenti Ducali: la Galleria di Bacco, l’Appartamento del Duca, il Salone delle Guardie, l’Appartamento stuccato e quello della Duchessa. Completano il percorso del piano nobile, tredici nuove sale, restaurate tra 2009 e il 2012 e tra il 2014 ed il 2015, che ospitano 374 opere (311 dipinti e 63 sculture) provenienti dai depositi della Galleria Estense di Modena. L’allestimento non è basato su principi museografici e storico-artistici rigorosi, ma crea una sorta di deposito visitabile, una study collection disposta secondo criteri generali che privilegiano la visibilità delle opere e la loro disponibilità per lo studio, piuttosto che la coerenza dei raggruppamenti per scuole pittoriche, per stile o per cronologia.
Esterno
Sulle fondamenta del vecchio castello quadrangolare l'Avanzini costruì un palazzo monumentale inglobando parti della rocca. L'edificio fu decorato principalmente dal pittore francese Jean Boulanger, oltre ad altri artisti italiani dell'epoca come Giovanni Giacomo Monti, Baldassarre Bianchi, Pier Francesco Cittadini, Michelangelo Colonna e il Guercino. Si impone con la sua mole sull'abitato e si sviluppa su un quadrilatero irregolare intorno a un cortile centrale. Le due ali più lunghe sono caratterizzate dalle facciate, quella principale, sul lato sud-est, a due ordini di finestre su un porticato centrale a tre fornici e sormontata da timpani e orologio, dà sulla piazza Della Rosa; mentre quella del giardino, sul lato sud-ovest, a tre ordini di finestre, dà sul parco.
Sotto il portico d'entrata della facciata, nelle arcate laterali, si trovano due statue raffiguranti Galatea e Nettuno, opera di Antonio Raggi di Vico Morcote detto il Lombardo. Di fronte all'arcata centrale, in fondo al cortile interno, è la fontana con Nettuno iscritta in una grande nicchia, su disegno del Bernini.

Interno
Uno scalone monumentale a due rampe sale al primo piano. Lungo di esso, in due nicchie, sono poste due statue rappresentanti l'Allegrezza e l'Eternità opera di Maschio Lattanzio. Fra di esse è il gruppo scultoreo del Ratto di Proserpina. I dipinti prospettici delle pareti del cortile e dello scalone sono dovuti ad Agostino Metelli, al Colonna, al Monti e al Bianchi.
Al primo piano si apre la grande Galleria di Bacco, con quadrature e ornati di Monti e di Bianchi e figure del Boulanger. Le scene sono tratte dalla mitologia di Bacco e sono raffigurate in una grandiosa successione di colori e forme che vanno dalle pareti alla volta. Dalla galleria, ricavata sulla facciata verso la piazza che precede il palazzo, si accede agli appartamenti del duca e della Duchessa, affrescati con scene mitologiche e allegorie di varie Virtù ad opera del Boulanger e in piccola parte dal suo allievo Pietro Galluzzi da Urbino.
Nella Sala della Fama, detta anche dei cavalli, secondo un'antica descrizione del palazzo, vi erano sei grandi tele rappresentanti sei Principi estensi a cavallo, opere d'insigni pittori italiani. Due tele mancano e furono portate a Parigi ai tempi dell'occupazione napoleonica e poi vendute. Su una parete è dipinto Francesco I a cavallo con lo sfondo della città di Modena, con la cittadella pentagonale fatta costruire da lui a difesa della città. È opera del noto pittore Lodovico Lana. Nella stessa parete è un quadro attribuito a Dosso Dossi raffigurante Alfonso I d'Este in armatura di guerra su un cavallo sauro e, in lontananza, un fatto d'armi in cui si distinse il duca che costrinse alla fuga le truppe pontificie che volevano sorprendere e conquistare Ferrara. Il Salone delle Guardie è anch'esso interamente affrescato dal Colonna e dal Monti ed è dedicato alle glorie di Casa d'Este.
CASTELVETRO
Immerso tra dolci colline scandite da filari e tralci di vite, il delizioso borgo di Castelvetro di Modena si trova a circa 18 chilometri a sud di Modena. Dalle origini antiche, le testimonianze più interessanti risalgono al periodo etrusco di cui sono stati rinvenuti intorno alla metà dell’800 reperti, oggi conservati al Museo Archeologico di Modena.
Agli Etruschi seguirono i Galli e successivamente i Romani che disseminarono il territorio di ville, fattorie, fornaci e necropoli e da cui nacque “Castrum Vetus”, il primo toponimo attribuito a questo luogo. Studiosi ritengono che già a partire del VIII secolo Castelvetro fosse un castello e che agli inizi del IX avesse una corte vasta e importante.
Il suo aspetto medioevale è testimoniato dalle sue torri tra le quali la Torre dell’Orologio e la Torre delle Prigioni, affacciate su Piazza Roma, nota anche come Piazza della Dama per la caratteristica pavimentazione a scacchiera. Dal 1330, Castelvetro è passato sotto il controllo dei Rangoni, che ne hanno aumentano l’importanza, nel 1796 sotto l’occupazione francese e nel 1815 sotto gli Estensi, i Signori di Modena e Reggio che ne mantennero il dominio fino all’indipendenza e alla sua annessione al Regno d’Italia.
Castelvetro di Modena è Città del Vino e sinonimo di Lambrusco Grasparossa, qui coltivato insieme al vitigno del Trebbiano utilizzato nella produzione di Aceto Balsamico di Modena.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP è un prodotto pregiato ottenuto dal mosto cotto di uve selezionate coltivate nella provincia di Modena. È un prodotto tradizionale di larga diffusione, sia a livello familiare che a livello commerciale, grazie anche all’ottenimento della certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta) nel 1986. L’invecchiamento avviene grazie a colonie di acetobatteri chiamate “Madri” in botticelle di differenti dimensioni e tipi di legno, collocati in unità produttive dette Batterie. L’Aceto Balsamico Tradizionale si presenta di colore bruno scuro, con una profumo penetrante e una piacevole dolcezza armonizzata da una gradevole acidità. Questo prodotto raggiunge una maggiore densità con il trascorrere degli anni. L’invecchiamento minimo per la tipologia Affinato è di 12 anni, è di 25 anni per la tipologia Extravecchio.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP può essere degustato in purezza a fine pasto o utilizzato in gocce su scaglie di Parmigiano Reggiano DOP, fragole, gelato, o risotto alla parmigiana.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP è un prodotto ottenuto, con particolare e tradizionale tecnologia, dai mosti d’uva, provenienti dai vitigni di Lambrusco, Trebbiano, Sangiovese, Albana, Ancellotta, Fortana, Montuni, cotti e/o concentrati, con l’aggiunta di aceto di vino. È consentita l’aggiunta di caramello per la stabilizzazione colorimetrica. L’acetificazione e l’affinamento avvengono in recipienti di vari tipi di legno, ad esempio, rovere, castagno, gelso, ginepro. L’Aceto Balsamico di Modena ha ottenuto nel 2009 il marchio di certificazione IGP ed il ciclo produttivo viene regolamentato da un ente certificatore delegato dal Ministero delle Politiche Agricole a tutela della consolidata reputazione che questo prodotto vanta nel mercato interno ed internazionale.