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VENARIA REALE E CASTELLO DELLA MANDRIA

25-01-2025

Programma - giovedì 10 aprile 2025


Prenotazioni dal 24 febbraio 2025 

ore   7.00   ritrovo alla MM di Gorgonzola - 
ore   7.50   partenza in Pullman – arrivo al Castello della Mandria (To) previsto per le ore 10.00
ore 10.00   I Gruppo incontro con la guida per la visita (la durata è di un ora)
ore 10.30  II Gruppo incontro con la guida per la visita (la durata è di un ora)
ore 11.30   partenza per Venaria Reale 
ore 12.00/13.00 sosta libera al BAR – (non è previsto il pranzo)
ore 13.00  visita guidata dei due gruppi (la durata è di due ore)
ore 15.00  merenda libera a Venaria


ore 16.00/16.30 partenza per il rientro a Gorgonzola previsto per le ore 19.00/19.30 circa 

Minimo 40 persone – Massimo 45 persone
Costo €  60 solo gli Iscritti  UTL 
Comprensivi di pullman, assicurazione, ingressi con visite guidate.

Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151
MariaTeresa 338 4255158 
MariaChiara 338 5320660 
AnnaMaria 349 8603701

Direzione tecnica: Kashir Viaggi – Milano - Corso Garibaldi 73


CASTELLO DELLA MANDRIA

CASTELLO DELLA MANDRIA

Legato sino al XIX secolo al destino e alla storia della Reggia di Venaria, il Castello della Mandria viene destinato ad uso esclusivo e privato di Vittorio Emanuele II di Savoia già a partire dal 1859. Nel Castello della Mandria, il più importante tra i fabbricati presenti sul territorio del Parco della Mandria, vennero realizzati gli ambienti che tutt'oggi costituiscono i bellissimi  Appartamenti Reali.
Spaccato perfetto delle scelte e del gusto del sovrano, le oltre 20 sale, aperte al pubblico, mostrano al visitatore tutto il fascino di un grande protagonista del Risorgimento italiano che condivise parte della sua vita privata, proprio al Castello della Mandria, con la moglie morganatica Rosa Vercellana (detta la Bela Rosin) nominata contessa di Mirafiori e Fontanafredda.
Gli Appartamenti Reali sono pervenuti ad oggi completamente arredati dai preziosi manufatti, dalle opere d'arte, dai tessuti, dagli arredi e dalle suppellettili delle antiche collezioni sabaude che permettono, durante la visita, di godere a pieno del gusto del primo re d'Italia. 
A tal fine il Parco della Mandria viene completamente murato e gli architetti regi Barnaba Panizza e Domenico Ferri vennero incaricati di edificare e costituire tutti i fabbricati che potessero permettere al sovrano di praticare la sua attività più amata, quella venatoria.
Con la morte del sovrano il Parco, il complesso del Castello e tutti gli ambienti di caccia vennero acquistati tra il 1882 e il 1887 dalla famiglia Medici del Vascello. Con essi la storia del territorio conobbe una nuova fase di sviluppo sino al 1976 quando la Regione Piemonte acquistò tutto il patrimonio ambientale e architettonico del Parco, istituendo nel 1978 l'Ente di Gestione del Parco Regionale della Mandria.
Dal 1997 il Castello della Mandria, insieme a tutte le altre residenze sabaude piemontesi, è Patrimonio Mondiale dell'Umanità (Unesco).


VENARIA REALE

La Reggia di Venaria ospita alcune delle più raffinate espressioni del barocco universale. Capolavori assoluti di architettura, arte e paesaggio si fondono alla contemporaneità in una combinazione perfetta di bellezza e maestosità.
 

GALLERIA GRANDE


Galleria Grande

L’armonia e le proporzioni conferite ai nuovi spazi, i sontuosi decori di stucchi, cornici, lesene della Galleria Grande, erano destinati a rendere l’impianto scenico juvarriano un capolavoro dell’architettura di tutto il Settecento.
La Galleria, che collegava l’appartamento del re a quello dell’erede al trono, è uno degli ambienti più sorprendenti e spettacolari dell’intero complesso. Il suo ricchissimo apparato decorativo si deve alla mano di Pietro Filippo Somasso, Giuseppe Bolina, Antonio Papa e Giovambattista Sanbartolomeo. 
Anche le dimensioni della Galleria sono del tutto ragguardevoli con un’altezza al centro volta di circa 15 metri, una lunghezza di circa 80 metri ed una larghezza di 12 metri.
Durante l’occupazione francese il pavimento originario fu smontato e riutilizzato per la Galleria del Beaumont a Torino, mentre l’attuale, che riprende quello del disegno juvarriano, è stato realizzato nel 1995. 
Una delle peculiarità della Galleria Grande è lo splendore dei fasci di luce generati dalle 44 ampie finestrature e dai grandi 22 “occhi” (aperture ovali all’interno e rettangolari all’esterno) posti sulla volta che consentono un gioco di luci e penombre tali da esaltare la varietà degli infiniti decori e delle due esedre, suggestionando inesorabilmente i visitatori.
 

La Sala di Diana 

fu utilizzLA SALA DI DIANAata nel Seicento per sontuosi banchetti e ricevimenti e progettata da Amedeo di Castellamonte.
Di forma rettangolare, ricchissima di stucchi e rappresentazioni allegoriche tutte incentrate sulla caccia, la Sala di Diana sfoggia un triplice registro di decorazioni: dalla volta affrescata d’Olimpo, opera di Jan Miel, dove campeggia Giove che dona a Diana “delle cacce il sommo impero”, lo sguardo del visitatore può scendere a sette dei dieci enormi ritratti equestri dei duchi e della corte, firmati da vari pittori a servizio ducale.
La vista può fermarsi infine sulle dieci tele del registro inferiore di Jan Miel, tutte sempre a tema venatorio (la Caccia al Cervo, alla Lepre, all’Orso, alla Volpe, al Cinghiale, la Morte del cervo, l’Andar al bosco, l’Assemblea, il Lasciar correre).


Cappella di Sant’Uberto

CAPPELLA DI SANT'EUBERTO

Voluta da Vittorio Amedeo II, fu iniziata nel 1716 e ultimata nel 1729. Filippo Juvarra concepì per la sacra struttura maestose volumetrie disposte intorno ad un impianto a croce greca smussata, con due grandi altari ai lati del transetto e quattro cappelle circolari all’interno e poligonali all’esterno, poste sulle diagonali. Le numerose fastose decorazioni arricchiscono all’interno i sapienti contrasti di luce rendendo l’ambiente davvero unico.
Il vero “protagonista radioso” della Cappella è l’altare maggiore, opera di Giovanni Baratta, che si presenta come sospeso, quasi incorniciato dal fascio di luce che da sfondo al tabernacolo retto da angeli marmorei.
L’altare si sviluppa in senso verticale collocandosi tra le due colonne centrali della conca realizzata dall’abside. La luce, che entra copiosa dalle alte vetrate retrostanti, evidenzia la forma frastagliata dell’altare e ne moltiplica i toni ed i colori. Sempre di Baratta sono le quattro statue dei Dottori della Chiesa, poste nelle nicchie dei pilastri centrali: Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, Sant’Atanasio e San Giovanni Crisostomo. Agli altari laterali si trovano le quattro grandi pale opera di affermati pittori di scuola romana.
I collegamenti della Cappella con la Reggia, lasciati incompiuti da Juvarra, vennero portati a termine sotto Carlo Emaneuele III da Benedetto Alfieri, cui si deve anche lo scenografico scalone monumentale che sale alle tribune della Cappella. Nell'autunno del 2019 è stata riaperta la Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto con un rinnovato allestimento che ne esalta la sacralità e la funzione.


Scuderia Grande

attualmente ospita La Regia Scuderia, un allestimento che comprende il Bucintoro dei Savoia e alcune carrozze di gala e portantine. 
Lo splendido Bucintoro, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731, è oggi l'unico esemplare originale rimasto al mondo, “armato” per intero con albero, remi e vele. Il 4 settembre 1731 giunge a Torino da Venezia, dopo il viaggio di un mese risalendo il Po, il Bucintoro costruito negli squeri (cantieri navali) veneziani utilizzando come modello tipologico di imbarcazione la “peota” (tipo di barca, un tempo in uso a Venezia per le regate).
Dal suo approdo alla darsena del Castello del Valentino, il Bucintoro dei Savoia, riccamente decorato da gruppi scultorei intagliati e dorati e pitture allegoriche nel “tiemo” (la cabina per gli ospiti), diventa la sontuosa barca da parata da esibire come simbolo del potere regio nelle cerimonie e negli spettacoli che si svolgono sul fiume, autentico palcoscenico sull'acqua.  
Da Carlo Emanuele III a Vittorio Emanuele II la “Reggia galleggiante” accompagna la storia della dinastia, fino al dono che il primo Re d’Italia ne fa nel 1869 alla città di Torino, che nel 1873 lo destina al Museo Civico.
Abbandonate le acque del Po che lo avevano visto protagonista per oltre un secolo, il Bucintoro sabaudo viene così musealizzato e conservato come grande opera d’arte, unica rimasta nel suo genere, visto che l’ultimo Bucintoro dei Dogi, costruito negli stessi cantieri veneziani, era stato distrutto dal fuoco nel 1798.