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VILLA ARCONATI - CASTELLAZZO DI BOLLATE

24-11-2024

Programma - giovedì 27 febbraio 2025


Prenotazioni dal 16 dicembre 2024 

ore  9.20     Ritrovo alla MM di Gorgonzola - partenza in Pullman ore 9.30 
ore 10.30    previsto arrivo a Castellazzo di Bollate 
ore 10.30    inizio della visita guidata (la durata è di un ora e trenta)
ore 12.00    trasferimento al carcere di Bollate 
ore 12.45    pranzo al ristorante “inGalera” 
                   (perché mangiare InGalera - vedi menù)
ore 14.00    partenza per ritorno a Gorgonzola rientro previsto per le ore 15 circa

Minimo 35 persone – Massimo 45 persone
Costo €  50 solo gli Iscritti  UTL 
Comprensivi di pullman, assicurazione, ingressi con visite guidate e pranzo.
Prenotazioni dal 16/12/2024.  

Per eventuali comunicazioni, rivolgersi a:
Marisa 335 6704151
MariaTeresa 338 4255158 
MariaChiara 338 5320660 
AnnaMaria 349 8603701


VILLA ARCONATI - CASTELLAZZO DI BOLLATE

villa Arconati

L’epoca d’oro di Villa Arconati si intreccia con la vita di diverse generazioni della Famiglia Arconati, che per due secoli fu proprietaria e anima del Castellazzo, precedentemente appartenuto al Marchese Guido Cusani.  Galeazzo Arconati, cugino del cardinale Federico Borromeo, nel 1610 investe il suo patrimonio nell’acquisto della proprietà del Castellazzo, comprendente la “casa da nobile”, le corti rustiche e la “cassina del torchio”. Amante e collezionista d'arte, dilettante d'architettura – tra i suoi incarichi risulta anche quello di rettore della Fabbrica del Duomo – egli apporta rilevanti modifiche alla struttura del "palatium", ingentilendone gli aspetti formali ed eliminando gli elementi più rustici. La casa dei nobili era composta da un blocco rettangolare con, a piano terra, il portico e lo scalone e, al piano superiore, una galleria e da un secondo blocco rivolto ad ovest, verso lo stradone di Milano. Le modifiche apportate dal 1619 sono quelle riferite al portico, all'ampliamento dei piani nobili, all'acquisto di sculture, di marmi classici romani, della statua di Tiberio, un tempo detta di Pompeo Magno, del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, di frammenti del monumento funebre a Gaston de Foix. Galeazzo, a partire dal 1621, rincasato da un soggiorno romano, organizza la pianificazione integrata tra villa, paesaggio e Giardino, sulla base di esempi di ville romane e fiorentine, introducendo i teatri e i giochi d’acqua ispirati agli studi di Leonardo da Vinci.
Con Galeazzo anche il Borgo raggiunge la sua configurazione integrata con la Villa, sviluppandosi da questo momento in aderenza ad essa.  
Tra le più belle e maestose Ville di delizia di Milano, Villa Arconati-FAR è un patrimonio di grande valore storico, culturale e architettonico. La Villa – che oggi insieme al suo Giardino è sede della Fondazione Augusto Rancilio - sorge nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate, che proprio dalla preesistente cascina fortificata medievale trae il suo toponimo.  Pensata come luogo di Delizie ma anche come avamposto per controllare i possedimenti terrieri, oggi come allora conserva il suo Borgo, i terreni agricoli e il bosco nel quale un tempo i nobili praticavano la caccia, ed è affiancata dalla chiesa di San Guglielmo.
Considerata una versione italiana della Versailles di Luigi XIV, la Regia Villa oggi si presenta nella struttura così come era stata completata dalla famiglia Arconati col finire del XVIII secolo, espressione della cura e dell'eleganza del barocchetto lombardo sull'impianto del precedente casamento cinquecentesco. È certo, infatti, che il complesso abbia subito a partire dal 1610 diversi cicli di ricostruzione per venire incontro alle rinnovate esigenze abitative dei proprietari. La successione dei lavori non ha però alterato l'intenzione originaria dimostrando quanto il progetto degli Arconati fosse condiviso da tutta la famiglia.
Percorrendo l’alberato Viale dei Leoni, Villa Arconati-FAR appare al visitatore con tutto il suo fascino, che proprio in questi ultimi anni sta tornando al suo splendore grazie all'importante progetto di restauro promosso dalla Fondazione. Ancora oggi entrando in Villa Arconati è possibile comprendere l'amore per l'architettura, l'arte classica, la musica e la scienza dei “cavalieri” che ha fin dal passato animato questa residenza nobile.
Al piano terra, si incontrano il Salone del Museo, dove è ancora collocata la statua romana di Tiberio, un tempo detta del Pompeo Magno, e il gabinetto per il monumento di Gaston de Foix, opera del Bambaja (oggi esposto nella collezioni dei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano); segue una splendida Biblioteca già oggetto di restauro dove probabilmente erano conservati i fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci donati nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana, un archivio e un laboratorio museale un tempo destinato ai lavori di restauro e di copia delle sculture.  Il Salone del Museo, insieme ad altri spazi della Villa, è oggi sede di eventi istituzionali e privati - come convegni, conferenze e ricevimenti – attività i cui ricavi contribuiscono al progetto di restauro del complesso.  Salendo lo Scalone d'onore splendidamente dipinto, si accede al piano Nobile: tra gli appartamenti delle donne e il Salone della Musica - detta anche “galleria degli stucchi” - fino a incontrare le scene dipinte dai fratelli Galliari, conosciuti come i maggiori scenografi del Teatro Ducale di Milano e di altre ville lombarde, e chiamati al Castellazzo nel 1750 da Giuseppe Antonio Arconati.

IL GIARDINO

Tra teatri e giochi d’acqua, alla scoperta di un luogo d'incontro tra natura e architettura.

giardino di villa ArconatiVilla Arconati si fonde con il suo Giardino in un unico spazio organico, luogo d'incontro tra natura e architettura, tra cultura e svago, tra passato e presente. Oggetto di successivi interventi da parte degli Arconati, il Giardino, con i suoi teatri e giochi d’acqua, è stato da sempre uno dei luoghi di attrazione della Villa, preservando una rara testimonianza in Italia di giardino alla francese.  Conosciuto in Italia e all'estero già nel Settecento grazie alle incisioni di Marco Antonio Dal Re, il giardino è lo spazio ideale per immedesimarsi in un'atmosfera antica: ombrosi viali alberati, specchi d'acqua rinfrescanti, sculture e teatri che vi accompagneranno oggi come allora alla scoperta di questo luogo.
Il Teatro è di certo uno dei protagonisti in Villa Arconati; grande appassionato teatrale era Giuseppe Antonio che qui fra gli altri invitò Carlo Goldoni, celebre commediografo veneziano. Ma il Teatro è anche uno dei luoghi fondamentali di cui si componeva un giardino "di Delizia" Allestito nel verde o costruito in muratura, adorno di gruppi di statue o luogo deputato alla rappresentazione di spettacoli, feste e balli il Teatro era soprattutto spazio simbolico di espressione di conoscenza e di cultura.  Il Teatro di Diana, dotato di arditi meccanismi idraulici, mostrava l'intera gamma di tipologie dei giochi d'acqua distribuiti nel giardino. Ai piedi del Teatro di Andromeda, una pavimentazione a mosaico offriva lo scherzo di tanti piccoli zampilli che partivano da terra, mentre il Teatro di Ercole celebra l'elemento maschile, la stirpe Arconati.
Altro elemento fondamentale di questo giardino era l'acqua: usata per sostenere la vegetazione del parco era però vera protagonista del piacere dei Nobili. Numerosi come abbiamo visto i giochi d'acqua che allietavano le passeggiate e complesso era il meccanismo che le regolava. Un sistema di cascatelle accompagna ad esempio la maestosa Scalinata dei Draghi che collega il Teatro Grande - detto anche “delle Quattro Stagioni” - al parterre settecentesco. Il sistema che regola le fontane – situato nella Torre delle acque, che vediamo ancora oggi - è invece un’opera di ingegneria idraulica d'avanguardia che probabilmente Galeazzo Arconati riprende dagli studi di Leonardo da Vinci.
La Torre, che sovrasta la Limonaia, già oggetto di un importante restauro, funge ancora da elemento di cerniera tra la Villa e gli altri corpi del Giardino. La Limonaia era un altro luogo di "delizia" degli Arconati, in cui offrire agli ospiti rinfrescanti sorbetti.  Ci sono immagini che documentano la presenza, nella zona sud del giardino, del Casino di Caccia, oggi purtroppo andato perduto. È invece conservata – anche se turbata dal tempo – la Voliera per l'allevamento degli uccelli esotici e di varie specie, altra testimonianza dei gusti raffinati della famiglia Arconati.  Il Giardino è oggi un luogo di confronto con la cultura contemporanea: è sede, tra gli altri eventi, del Festival musicale che ogni estate si svolge a Villa Arconati, con grandi protagonisti internazionali. È proprio in questa occasione che il giardino ha ospitato, nel 1991, una mostra antologica dedicata a Fausto Melotti, ritenuto dalla critica uno dei maggiori scultori dell'età contemporanea. Per il futuro, il piano di riconversione culturale della Villa prevede la realizzazione di nuove installazioni  di artisti affermati, affiancate da proposte di giovani creativi.
La ricostruzione dell’antico Labirinto settecentesco ne è un esempio: il progetto, promosso da Fondazione Augusto Rancilio e da Threes, con il prezioso contributo di Borotalco, è stato portato a termine dallo studio di architettura Fosbury partendo dallo studio delle due incisioni settecentesche di Marc’Antonio Dal Re del 1743 che riproducono la mappa completa del parco.
Il labirinto era, infatti, uno degli elementi tradizionalmente costitutivi dei giardini all’italiana, come è quello di Villa Arconati-FAR. E’ parso, pertanto, naturale reintrodurre questo elemento nella medesima ubicazione e con lo stesso disegno strutturale riprodotto nelle incisioni storiche di Dal Re, così da ridarne il massimo della valenza storica e culturale.  La costruzione del labirinto è stata strutturata in tre fasi, della durata di un anno ciascuna. La scelta compositiva dei tre stadi è stata finalizzata ad ottenere ogni anno un effetto architettonico compiuto e coerente: la prima fase dell’hortus conclusus, la seconda della chicane, l’ultima del labirinto vero e proprio. L’hortus conclusus è storicamente uno spazio verde cinto ed isolato dal mondo esterno, dove i monaci si dedicavano al ritiro e alla meditazione coltivando piante per scopi alimentari e medicinali. La chicane costringe attraverso due ingressi non in asse di raggiungere uno spazio centrico senza poterlo osservare dal principio e donargli quindi maggiore intimità. Il labirinto nel suo ultimo stadio si organizza su quattro assi e cinque ordini concentrici, secondo un percorso che conduce infine al suo centro.