Salta al contenuto principale

Gae Aulenti, personaggio femminile emblematico del ‘900

08-12-2012

(Estratto dalla relazione sul Convegno Interregionale Federuni dal tema: la ‘donna’, prospettive di approfondimento – in uscita sul prossimo numero di essere UTL)

La scrittrice Eleonora Mazzola ha parlato dell’architetto e designer italiana, Gae Aulenti, figura femminile di spessore straordinario, deceduta di recente all’età di 84 anni. Ha raccontato, con l’indubbia dote professionale che deriva non tanto dalla recitazione quanto dalla partecipazione, della sua nascita, del padre Aulenti che attendeva un figlio maschio; senza remore, le affibbiano il nome Gaetana, trasformato poi in Gae dall’affettuosità familiare; da ragazzina corre dietro al padre, con scarpe e calzettoni da maschio, temprata dall’amore e dal temperamento del genitore.
Negli anni cinquanta consegue laurea e abilitazione al Politecnico di Milano – unica donna nel rampante universo maschile del dopoguerra. Entra a far parte della redazione di Casabella-Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers, dove non firmerà mai un articolo (nell’intento principale di assorbire, imparare, elaborare uno stile proprio). E’ impegnata sul fronte universitario presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e il Politecnico di Milano. Conosce il giovane Renzo Piano. Partecipa al movimento Neoliberty. La sua formazione professionale è di quegli anni, periodo in cui è massimo l’impegno per il recupero dei valori architettonici del passato, in simbiosi con l’ambiente esistente e le esigenze di modernità nella spinta del miracolo economico.
Immaginiamola visivamente, suggerisce la scrittrice Eleonora Mazzola, unica donna tra uomini: aspra e cordiale, dallo sguardo ironico ma determinata a seguire il suo percorso con piglio e creatività, con sobrietà d’idee e sintesi. Odore preferito: il cemento. Punto d’arrivo: la semplicità. Non ha costruito edifici, ma è stata innovatrice: maga delle forme. La lampada ‘pipistrello’, il dondolo ‘sgarsulv’ sono solo alcune delle sue creazioni che resistono nel tempo per la sobrietà del gusto e l’originalità.
Ha ricevuto richieste da ogni parte del mondo; fanno parte della sua ininterrotta carriera (fino agli ultimi giorni della sua laboriosa esistenza) a Parigi (1980/86): la Riqualificazione della Gare d’Orsay (Laloux) e allestimento del Museo d’Orsay e l’Allestimento del Museo Nazionale d’Arte moderna presso il Centre Georges Pompidou; Barcellona (1985/2004): Museo nazionale d’arte catalana; Venezia (1985/86): Ristrutturazione di Palazzo Grassi; Firenze (1990/96): Ingresso alla stazione di Santa Maria Novella dal piazzale Montelungo/Piazza antistante la ex-stazione Leopolda; Siviglia (1992): Padiglione italiano all’EXPO ’92.
Ed è intervenuta a San Francisco (Museo d’arte asiatica (Asian Art Museum), Alcamo (TP), San Marino, Gerusalemme, Milano (Ristrutturazione dello “Spazio Oberdan”), Roma, Napoli, Milano (Arredo urbano di Piazzale Cadorna e ridefinizione della facciata della sede delle Ferrovie Nord), Torino, Ferrara, Gubbio, Tokyo.
La missione di Gae Aulenti consisteva nella ricerca di armonia con le opere umane esistenti nello spazio circostante. Secondo lei “l’architetto deve sapere leggere il contesto perché le radici sono nascoste e sotterranee.” Ci è riuscita  in pieno ricevendo numerosi riconoscimenti tra cui la Legion d’Honneur della Repubblica francese, il titolo di Commandeur dans l’Ordre des Artes et des Lettres; dal 1995 al 1996 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera; pochi giorni prima della sua scomparsa viene insignita del premio alla carriera alla Triennale.

Nella parte finale del Convegno abbiamo appreso che la figura di Gae Aulenti ha fatto strada alla nostra Maria Teresa Campora, architetto (ma difficile definirla solo come tale, poiché è anche, irriducibile corsista, docente e animatrice delle nostre uscite culturali). Ed è emerso che la relazione di Mons. Dal Ferro, peraltro supportata da un erudito saggio sul medesimo tema, non è stata accolta all’unanimità nei passaggi riguardanti il ruolo delle religioni. La prof.ssa Rabbone-Pagliarini ha rimarcato il suo punto di vista e come donna e come docente: nella religione la figura dominante è Dio (Padre), mentre la donna è vista come fonte del peccato. “Le religioni vanno scoperte nei libri sacri, non nelle applicazioni” ha replicato Dal Ferro, portando l’oggetto del contendere su un terreno pastorale. Il prof. Facchinetti ha sottolineato l’esigenza della complementarietà dei ruoli. Si è parlato di armonia e convivialità. Tra pillole di saggezza dette dai presenti e citazioni famose hanno contribuito al dibattito numerose personalità. Sono stati toccati aspetti salienti che hanno radici profonde nella storia, nella sociologia, nella religione… Non è entrata, nemmeno nell’analisi della violenza e delle passioni, la biologia, genere non solo femminile, ma anche incompatibile con le sacre scritture.
Sarebbe bastata la famosa lampada ‘pipistrello’ dell’architetto Gae Aulenti a rischiarare questo gap relazionale?

Antonio Fiorella

essere utl 13.12.12